Dal mal di testa alle infiammazioni del tratto digerente, fino agli squilibri del sistema immunitario sono molte le malattie a cui spesso è associata un’origine comportamentale. Stress e disturbi dell’umore sono ritenuti la causa di molti mali sin dall’antichità e col tempo tutti abbiamo finito col dare ragione ai latini, che sostenevano “mens sana in corpore sano”, anche se quando Giovenale usò per la prima volta questa locuzione nelle sue satire, era più un auspicio che una certezza (“Dobbiamo pregare affinché ci sia una mente sana in un corpo sano”). Ma tant’è: è corretto parlare di disturbi psicosomatici?
Nel corso della storia la scienza ha tentato più volte di dare una risposta a questa domanda, producendo studi più o meno autorevoli sulle interferenze, chiamiamole così, della mente sugli organi vitali.
Il cortisolo. Uno dei punti di contatto tra stress e salute su cui si indaga dagli anni 60 è il cortisolo, noto anche come ormone dello stress: in uno studio pubblicato alla fine del 2017, alcuni ricercatori ne hanno analizzato i livelli nei capelli di 2318 partecipanti, somministrando loro anche dei test sulla personalità. Dopo aver misurato i livelli di cortisolo accumulato negli ultimi tre mesi si è scoperto che i volontari che mostravano maggiore coscienziosità (tratto caratteriale associato all’autodisciplina, all’ordine e all’ambizione), avevano livelli di cortisolo più bassi nei capelli. Il che potrebbe voler dire che le persone più coscienziose sono meno sensibili allo stress a livello fisiologico e questo alla lunga contruibuirebbe a farle vivere più a lungo e in modo più sano.
L’intestino “felice”. Negli ultimi anni diversi best seller come L’Intestino felice di Julia Enders e Ce la Faccio da sola di Kelly Brogan hanno conquistato milioni di lettori, mettendo in evidenza come esistano una flora batterica intestinale buona e una cattiva per la nostra salute fisica e mentale. Ipotesi sostenuta anche da diversi studi, tra cui uno pubblicato nel 2017, in cui alcuni medici coreani hanno analizzato il DNA da 672 campioni fecali forniti da volontari che avevano anche completato questionari sulla personalità. Risultato? Una piccola ma significativa associazione tra punteggi più alti sul carattere nevrotico e livelli più alti di gammaproteobatteri, che includono batteri potenzialmente dannosi come la salmonella. In parole povere, i volontari che si mostravano più inclini a rabbia, ostilità, depressione e preoccupazione erano anche quelli più a rischio di cattiva salute fisica.
Batteri buoni e cattivi. Questo collegamento tra la personalità e il microbioma potrebbe forse spiegare, almeno in parte, perché gli individui con una personalità più nevrotica e meno consapevoli di sé sono più vulnerabili alle malattie, confermando che alcuni disturbi davvero potrebbero avere un’origine psichica. Secondo i ricercatori infatti anche la coscienziosità è legata al microbioma: i partecipanti meno coscienziosi tendevano ad avere livelli inferiori di batteri “amici” Lachnospiraceae, che possono aiutare a prevenire l’infiammazione cronica e garantire il mantenimento di un peso giusto.
Non è la prima volta che la scienza mostra un legame tra l’infiammazione cronica del corpo e la personalità, come testimonia uno studio del 2014 su oltre 26.000 persone: i volontari che in seguito a dei test psicologici apparivano più coscienziosi avevano anche prodotto livelli più bassi di alcune proteine rilasciate dal sistema immunitario per combattere le malattie, tra cui la proteina C-reattiva e l’interleuchina-6. Non solo: anche una maggiore apertura mentale, associata alla volontà di provare cose nuove e sensibilità estetica era correlata con una quantità minore di proteina C-reattiva. I ricercatori ritengono che quest’ultima associazione potrebbe essere dovuta al fatto che gli individui di mentalità aperta tendono a condurre stili di vita più attivi e intellettualmente stimolanti, che a loro volta aiutano a ridurre lo stress e lo stato di infiammazione cronica.
Anche se tutti questi nuovi studi non ci dicono chiaramente se è la personalità che influenza i microbatteri nell’intestino o viceversa, possiamo affermare che i due sono collegati sin dall’infanzia, come rivela anche una ricerca del 2015 secondo cui varie caratteristiche dei microbatteri intestinali sono correlate addirittura al temperamento nei bambini di età tra 18 e 27 mesi.
Ipertensione. Dunque la risposta alla domanda se i disturbi psicosomatici esistono è sì. E, last but not least, a confermarlo ci sarebbe anche uno studio realizzato nel 2017 su oltre 5000 cinquantenni inglesi, dove gli individui che soffrivano di ipertensione avevano maggiori probabilità di ottenere un punteggio elevato nei test sui tratti nevrotici e un basso livello di coscienziosità, evidenziando un’altra strada attraverso la quale queste caratteristiche possono influenzare la salute fisica.