Il sonnellino pomeridiano? Fa bene

7 Gennaio 2015

Vi è mai capitato di avere un irrefrenabile voglia di dormire al pomeriggio e subire invece insonnia notturna, che non vi permette di portare a termine le canoniche 8 ore di sonno? Forse il vostro organismo ha bisogno di un… riposino pomeridiano. David K. Randall, autore del libro Dreamland: Adventures in the Strange Science of Sleep, dove racconta come reagisce il nostro organismo al sonno e quali particolari esigenze cerca di soddisfare, è scientificamente convinto che ci faccia bene:

Invece di aiutarci a riposare di più, la tirannia delle otto ore filate rafforza una concezione limitata del sonno e di come dovremmo confrontarci con esso. Parte del tempo che trascorriamo girandoci e rigirandoci a letto potrebbe essere anche il risultato di un fraintendimento sul sonno e sulle necessità del nostro organismo: infatti né i nostri corpi né i nostri cervelli sono fatti per quel terzo di vita che trascorriamo a letto.

L’idea stessa delle otto ore di fila di sonno è relativamente recente, e non riguarda nemmeno tutto il mondo. In Cina, per esempio, si continua a fare un riposino di un’ora dopo pranzo, e il sonnellino durante la giornata è praticato in molti paesi dall’India alla Spagna. Il dogma delle otto ore di sonno fu messo in dubbio a partire dai primi anni 90, quando il docente del Virginia Tech A. Roger Ekirch iniziò a notare strani riferimenti al modo in cui si dormiva secoli fa. Trovò in opere letterarie e trattati scientifici diversi testi in cui si parla di “primo sonno” e di “secondo sonno”. In alcuni documenti si diceva che le ore più proficue erano proprio quelle tra i due momenti di sonno, sia per i lavori di concetto che per quelli manuali.

Randall nel suo libro cita diverse ricerche scientifiche che hanno dimostrato che in molti casi anche un solo riposino di 24 minuti aiuta ad aumentare le proprie capacità cognitive, ovvero la possibilità di avere idee migliori, essere più attenti e ricordare meglio le cose.

Per esempio, secondo Robert Stickgold, docente di psichiatria alla Harvard Medical School (Massachusetts), il sonno – sonnellini compresi – consente al nostro cervello di fare ordine e di decidere quali informazioni mantenere e quali dimenticare. Questa teoria potrebbe spiegare perché i nostri sogni hanno spesso trame sconclusionate e con personaggi imprevedibili: il nostro cervello nei momenti di sonno profondo si dà da fare per trovare collegamenti tra le nuove cose che ha visto e appreso e quelle che si sono ormai fissate nella nostra memoria. Attraverso questo confronto determina che cosa è rilevante e che cosa non lo è per la nostra esperienza, eliminando le informazioni inutili o ridondanti. È un processo molto importante e contribuisce a renderci più attenti alle cose e a mettere insieme nuove idee, al risveglio.

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